Sono particolarmente legata a questo splendido cimitero Monumentale. E’ uno dei capolavori della mia città, Brescia. E’ stato il primo cimitero monumentale d’Italia. Ha rappresentato un vero e proprio modello di riferimento per l’architettura cimiteriale.
Rodolfo Vantini, l’architetto che lo progettò e che dedicò a questa impresa gran parte della propria esistenza, è un personaggio davvero affascinante.
In questo straordinario cimitero il Vantini riesce ad esprime le tre anime che caratterizzavano l’estetica di inizio ‘800:
– il neoclassicismo che recuperava il mondo grec -romano;
-il sublime che ci attrae e contemporaneamente ci terrorizza (quale luogo migliore di un cimitero per esprimere questa nuova sensibilità);
-il pittoresco che si esprime soprattutto nel giardino e nell’emiciclo di fronte alla chiesa di San Michele.
Quindi nel Monumentale di Brescia coesistono neoclassicismo, sublime e pittoresco.
Ma un altro aspetto dell‘idea di morte del Vantini diventa cruciale per lo sviluppo di questo cimitero: Vantini detestava, da buon neoclassico, tutti gli elementi irrazionali ed eccessivamente decorativi dell’estetica barocca e rococò.
Per il suo cimitero monumentale, Vantini desidera eliminare dalla morte tutti gli elementi legati all’estetica dell’orrido (un grande classico dell’arte barocca che distribuisce scheletri, clessidre, teschi in abbondanza).
Per Vantini, nel nuovo modello di cimitero monumentale, tutto deve essere semplice e misurato. I monumenti devo essere la testimonianza della memoria (storia collettiva) e del ricordo (dimensione privata e individuale).
Per questo le tombe progettate dal Vantini sono estremamente eleganti, semplici e rielaborano ed evocano le sepolture dell’antichità greca e romana.
Solo successivamente, dalla seconda metà dell’800, gli scultori romantici, veristi, scapigliati, simbolisti, introdurranno nuove forme e nuove poetiche espressive.