Oggi vi propongo una passeggiata virtuale alla scoperta dell’interessantissimo cimitero Monumentale di Napoli. Lo scopriremo insieme a Paola Vona, con cui, e a questo punto non può essere un caso, ho tantissime cose in comune. Laureata in Conservazione dei Beni Culturali, Paola è una grande appassionata di storia e svolge occasionalmente attività di guida con un’associazione culturale, che si occupa, nello specifico, del cimitero di Poggioreale e del cimitero delle Fontanelle di Napoli.
Ovviamente la prima domanda non può che essere questa: Quando è nato in te l’interesse per i cimiteri?
La passione per i siti cimiteriali nasce dalla curiosità e per iniziativa personale. In ogni città in cui mi reco, cerco sempre di non mancare una visita al cimitero, cattolico e non, poiché lo considero un momento di approfondimento sulla storia stessa del luogo. Penso sia interessantissimo notare le evoluzioni e i mutamenti in campo architettonico e scultoreo che vanno di pari passo ai mutamenti della società.
Secondo te, che lo conosci bene, perché dovremmo visitare il Cimitero Monumentale di Napoli?
Perché è un museo a cielo aperto, osannato dalle guide ottocentesche che consigliavano a tutti i turisti di passaggio in città almeno una visita. La cosa che colpiva subito era il felice connubio tra costruzioni e natura.
Il cimitero sorge infatti su una collina, sviluppandosi lungo un pendio. Tanto verde e vista su golfo e Vesuvio. Oggi purtroppo le cose sono tanto cambiate. La collina un tempo amena e verdeggiante è ricoperta di costruzioni e nel cimitero stesso le sepolture e le grandi costruzioni, soprattutto di proprietà delle congreghe, costruite nel corso della seconda metà del ‘900, sono aumentate a dismisura (il cimitero fu progettato da Francesco Maresca del 1812 ma portato a conclusione solo nel 1837 da Ciro Cuciniello e Luigi Malesci).
Quali sono gli elementi architettonici più interessanti di questo cimitero?
Sicuramente il grande ingresso in stile neoclassico progettato nel 1839 da Stefano Gasse che immette sul viale principale e che sale fino alla chiesa madre. E poi tutte le cappelle e i monumenti funebri di ogni stile e tipo che si ammassano sulla superficie in pendenza. L’occhio davvero comincia a perdersi tra cappelle neomedievali, neoclassiche o caratterizzate da mix tipici del periodo eclettico.
Notevoli anche i monumenti. Da sottolineare che architetture e sculture sono “firmate” da i più grandi architetti e scultori in circolazione a Napoli.
In ambito cimiteriale si è infatti sperimentato moltisssimo. I committenti, dal canto loro, non esitavano ad investire denaro per le proprie dimore eterne, la cui costruzione era affidata solo ai migliori. A costruire gli edifici più sontuosi, oltre alle grandi congreghe cittadine, erano ancora le famiglie della nobiltà napoletana e, man mano, i borghesi più ricchi.
Quali monumenti consigli di visitare e studiare?
Tra i primi monumenti che si incontrano salendo, nell’intrico delle stradine che affiancano il vialone principale, c’è il monumento Cocchia del 1920 dominato dalla splendida pietà dello scultore Francesco Jerace, quasi un non finito di notevole potenza espressiva. Come già accennato, gli stili architettonici più diffusi sono quelli basati sul revival del passato (in particolare, romanico, gotico, egizio, classico). Le cappelle sono strutturate come chiese in miniatura, progettate da architetti del calibro di Gaetano Genovese, Errico Alvino, Antonio Curri e Adolfo Avena. Il cimitero è costellato quindi di vere e proprie chiesette romaniche con tanto di decorazioni a mosaico e Cristo pantocratore, facciate che riprendono lo svettante gotico e grandi cappelle in stile neoegizio complete di monumentali guardiani all’ingresso, come la Di Marzo del 1893 dell’arch. Ludovico Romano.
Notevole anche il mix di tecniche utilizzate per le decorazioni, dalla scultura in pietra al ferro battuto. Alcuni degli architetti citati hanno progettato anche bellissimi monumenti funebri, in collaborazione con scultori. Da citare in particolare la Tomba Buchy del 1894 circa, progettata dal Curri e decorata dallo scultore Vincenzo Alfano con un grande corteo di angeli che avanza e che, man mano, da bassorilievo diviene scultura. Altra azzeccatissima sintesi di architettura e scultura è la tomba De Pilla del 1890 circa, realizzata sempre dal Curri, questa volta con Achille D’Orsi. E’molto scenografica poichè un arco trionfale inquadra la scultura del D’Orsi (un angelo realissimo che sostiene la giovane defunta).
Tra le cappelle caratterizzate da forme più originali senza dubbio quella liberty dei Caracciolo di Santobono del 1916 circa, realizzata dall’ingegnere Francesco De Simone con grandi blocchi di pietra bianca artificiale, e decorata con mosaici e inserti naturalistici in ferro battuto. Molto particolare anche la Malvezzi-Caracciolo della fine dell”800 a forma di tenda da campo, in onore alle imprese del defunto conte Emilio Malvezzi.
Una chicca da non perdere?
Cuore della memoria storica del cimitero e della città di Napoli stessa è il panoramico “quadrilatero degli uomini illustri” in cui vi sono circa 150 sepolture di coloro che hanno reso grande Napoli nei diversi campi, dall’arte alla musica, alla politica alla scienza. Qui ritroviamo, tra gli altri, Carlo Pisacane, Raffaele Viviani, Salvatore Di Giacomo, Francesco De Santis, Ferdinando Palasciano, Benedetto Croce, Tito Angelini (monumento realizzato da Francesco Jerace), Antonio Niccolini (monumento realizzato da Leopoldo di Borbone), Vincenzo Gemito, Saverio Mercadante. Gli stili sono diversi dal momento che si ritrovano realizzazioni neoclassiche affiancate ad opere di forte realismo, o addirittura contemporanee (una delle ultime tombe qui poste è quella di Maurizio Valenzi e risale al 2009). Particolarissima la tomba del precursore della Croce Rossa, Ferdinando Palasciano, rappresentato in poltrona su un alto basamento, posto nel punto più alto del quadrilatero, mentre guarda in direzione della sua casa-torre sulla collina di Capodimonte.
Ma non solo. Sul punto più alto di Poggioreale c’è la Chiesa Madre dedicata alla Pietà, in stile neoclassico, con monumentale colonnato in ordine dorico. Come modello per la costruzione sacra fu preso il Theseion di Atene.
Antistante alla chiesa vi è il “gran quadrato”, un grande chiostro affiancato da cento cappelle tutte uguali (ancora in linea con i primi modelli cimiteriali di stampo illuministico) e con al centro la grande statua di Tito Angelini rappresentante la Religione tra quattro angeli, inaugurata nel 18545 per il Congresso degli Scienziati. Tra gli scultori attivi a Poggioreale, oltre ai già citati Tito Angelini, Francesco Jerace, Achille D’Orsi e Vincenzo Alfani, ritroviamo anche Saverio Gatto e Stanislao Lista.
Paola avrebbe ancora tantissimo da raccontare! Segnaliamo anche che sulla stessa collina vi sono anche altri cimiteri storici come quello della Pietà e di Santa Maria del Pianto. Vi è però una nota dolente, e anche Paola ce ne parla con grande dispiacere: l’intero sito versa da anni in una preoccupante condizione di degrado. Numerosissimi i furti all’interno delle cappelle (addirittura di pavimenti e mosaici, oltre che delle suppellettili in rame), di busti, bassorilievi e, finanche, delle lettere in metallo utilizzate per indicare nomi e date sulle lastre di marmo.
Ci auguriamo, con il nostro lavoro, di poter sensibilizzare in qualche modo il pubblico affinché anche questi luoghi possano essere rispettati sia come luoghi di culto che di memoria storia e artistica.
Se volete contattare Paola, scrivete a paola.vona@gmail.com
Un commento su “Alla scoperta del Cimitero Monumentale di Napoli con Paola, una guida molto speciale”